E adesso?
Dopo il mio caffè prendo la porta di filata per andare a cercarmi una qualche fidanzata ma… cado rovinosamente per le scale. Finito che ho di ruzzolare, mi rialzo, mi guardo intorno per vedere se c’è qualcuno che mi prende in giro, mi tolgo la polvere di dosso e, fischiettando, affretto il passo fingendo che la mia bella (per il momento che non c’è) mi sta aspettando.
Tanto chi lo sa che ancora la sto cercando?
Svolto l’angolo e comincio a rallentare. Tiro un sospiro di sollievo, per fortuna nessuno s’è accorto del ruzzolone, allora mi riaggiusto un po’ la giacca e mi chiedo
E mò che faccio?
Ci sto su a pensare per un po’ ma non mi viene nessuna idea geniale. Anzi, non faccio altro che cadere nel banale. Quando dal fondo della strada…
Andiamo al mare!
Sento urlare da quattro giovanotti palestrati pigiati in una cinquecento rosa shokking e a pois da cui esce una musica tecno che è come una corrente d’alta tensione.
Ecco l’idea! Dico.
Giro su me stesso, corro come un bersagliere, svolto l’angolo schivando un brigadiere che mi dice
Ma che maniere!
Non ci faccio caso, salgo sulla mia due cavalli, metto in moto e poi… di corsa verso l’ignoto. Il mare mi sta aspettando.
Io sto a Milano, vado verso l’Adriatico o il Tirreno?
Boh.
Dopo il traffico infernale che sono costretto ad affrontare arrivo sulla grande tangenziale. Mi fermo prima del casello, cerco nella tasca una monetina e oppla!
Testa o croce?
Croce.
Di là.
Ma di là dove?
A sinistra, mi consolo. Ma c’è poco da consolare! E la due cavalli va. In mezzo a scricchiolanti lamentele ma si che va. E da qui capisco che non è così contenta, sente il peso dell’età. Intanto di fianco all’autostrada sfreccia un treno che, grazie all’alta velocità, aiuta i miei neuroni a pensare. Penso a come andrà a finire la mia storia e sono preso dal rimpianto.
Perché non me lo son fatto dire?
Ormai, però, la cosa è fatta e tutto, quindi, sta nel cominciare.