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Date(s) - 30/11/2016
18:15 - 19:15
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Mercoledì 30 novembre h 18.15
TONY LAUDADIO
ci presenta il suo ultimo romanzo
L’uomo che non riusciva a morire
NNEditore
A fine incontro tutti a Teatro!!!
In occasione della messa in scena del suo spettacolo Birre e rivelazioni al Piccolo Teatro Studio Melato dal 22 novembre al 4 dicembre 2016.
L’uomo che non riusciva a morire
All’inizio si presenta come un raffreddore, forse un’allergia. Ma poi la malattia entra nella vita del protagonista travolgendone il ritmo e il respiro. Lui la combatte con ogni mezzo, con la voglia di vivere e di curarsi e con le armi della lucidità e dell’ironia che gli sono consuete. E capisce che a volte è il malato stesso a doversi prendere cura dei suoi cari e non viceversa. In questo romanzo, Tony Laudadio ci conduce come sempre sul filo del realismo e del tragico quotidiano. Ma spingendosi nel paradosso della vita che non ha mai fine, ci porta in un luogo diverso, spesso disabitato dai libri, dove la commozione è semplicemente quella della vita vera.
“Una voce che è stata un Io, racconta la sua storia. Racconta come doveva morire. Terminano le pagine, ma la vita prosegue contro la morte. Perché morire stanca e ciò che dovrebbe essere la fine si ripresenta di nuovo come inizio. Oscuro”. Gian Luca Favetto
Tony Laudadio formatosi alla Bottega di Gassman, è attore di teatro e di cinema (Risi, Moretti, Sorrentino) ed è autore di testi teatrali e di opere letterarie. I suoi romanzi, Esco (2012) e Come un chiodo nel muro (2013) sono editi da Bompiani. Tony Laudadio è in scena al Piccolo Teatro Studio Melato dal 22 novembre al 4 dicembre 2016 con lo spettacolo Birre e rivelazioni da lui scritto, diretto e interpretato con Andrea Renzi, prodotto dai Teatri Uniti.
Birre e rivelazioni è un testo con due personaggi in scena e uno continuamente evocato che non compare mai. Il protagonista è quest’ultimo. Una visita che sembra casuale, e non lo è, discorsi che alludono, girano intorno, coprono l’oggetto vero dei pensieri, e poi trasformano le intenzioni, modificano il paesaggio interiore e puntano ad altro, a qualcosa che i protagonisti stessi non controllano e che sfocia in un finale di incomprensione reciproca. Nell’arco di otto birre si scoprirà che ciò che si crede di conoscere degli altri, di chiunque, persino del proprio stesso figlio, è il vero mistero.
«La divisione del testo in otto birre – spiega Tony Laudadio – pone subito una questione centrale: è una riflessione seria o solo un delirio etilico? Come al solito, con quello che amo scrivere, lo spettacolo deve stare sul confine». Continua il regista: «L’omosessualità è qui un tema centrale e però, allo stesso tempo, mano a mano diventa marginale. Il sesso, qualunque esso sia, diventa unico, univoco, universale, proprio perché in qualsiasi atto d’amore la sostanza assume caratteri che vanno al di là dei corpi».