Felice e sfruttata?
Come un cornuto Teresa che tutti chiamano Tesoro ci ripensa e le sboccia in bocca, istantanea, una domanda.
Ma che stai berciando?
Non ci badare, le rispondo, te lo dico un’altra volta tanto tu non lo capiresti. Ma… ancora non mi hai detto come ti sei accorta di aver perso quel talento da te tanto agognato.
Me l’hanno detto.
Chi?
Come chi? Volta e Gabbana! Non ci servi più, fuori dai coglioni, hai esaurito il tuo talento. M’hanno detto.
E tu c’hai creduto?
Certo, altrimenti perché me l’avrebbero detto?
Povera sprovveduta! Non ti rendi conto che il tuo talento, per quanto di poco conto, quei due ricconi ben vestiti (si fa per dire) in realtà te l’hanno rubato? E quando a loro non serviva più, senza nemmeno batter ciglio, ti hanno dato il benservito. Non un grazie, nemmeno una pacca sulla spalla solo un calcio in culo e via andare!, cara fanciulla.
Ma guarda con chi sono capitato! Penso. Questa c’ha davvero il cervello d’un neonato.
Mi volete spiegare una buona volta di che parlate?
A questo punto interviene spazientito il mio angelo custode che di queste cose evidentemente è all’oscuro visto che non aveva capito niente. Teresa solo allora s’accorge della sua presenza (e dire che con quelle ali si fa notare!) e con un fare strafottente
Tu chi sei? Che ci fai qua? Gli chiede. Perché ti sei messo sulle spalle quelle buffe ali?
Quello si gira indietro per vedere se la domanda è rivolta al suo cospetto e non a qualche altro angioletto di più bell’aspetto, poi torna a guardarla in silenzio ma… il suo sguardo si ferma all’altezza del sodo petto. Anche lui, smentendo così la sua natura di angelo celeste, è attratto da quelle tette che sballonzolano libere nel vento dimostrando così, se ancora ce ne fosse stato bisogno, d’essere solo un impostore da fiera di paese.
Allora? Mi vuoi dire chi sei? Insiste Teresa, sempre più indispettita.
Ma Carletto non ha il tempo di rispondere perché
Stai attenta, scimunita! Gli urla all’improvviso una carpa arcipanciuta che era finita nel setaccio.
Quella fanciulla con le tette al vento, penso, avrà pur perso il suo talento ma devo dire che ci sa fare a pigliare tutti nella sua rete, che sia uomo o animale.
Rimettimi in acqua che non riesco a respirare! Urla la carpa.
Teresa che tutti chiamano Tesoro allora fa un salto all’indietro dallo spavento, aaah!, lancia in alto il suo setaccio e gira la testa controvento. La carpa, finalmente tornata nel suo elemento, sbatte la coda e così può ricominciare a respirare. Si mantiene, però, a pelo d’acqua, fa un giro intorno alle nostre gambe e, come niente sia, boccheggiando dice
Che ci fate a casa mia?
Ma quel pesce puzzolente parla!
Urla allora Teresa sempre di più in preda alla paura e turandosi il naso con le dita. Evidentemente il puzzo di pesce non lo sopporta. Io, a questo punto, con uno sguardo sospettoso, volto lentamente lo sguardo verso il mio angelo custode e minaccioso
Conosci anche la lingua dei pesci? Gli domando.
E quello, senza alcun ritegno
Beh, si… te l’ho detto che ho viaggiato molto.
E anche stavolta fai il ventriloquo?
Che altro potrei fare? Se no come capireste quello che ha da dire quella carpa che, con suo grande compiacimento, è tornata, libera, a nuotare nel suo elemento?
Già, che gliel’ho domandato a fare! Commento.
Via, via, lontana da me, bestia schifosa! Alè! E voi fate qualcosa! Continua ad urlare Teresa.
Smettila, cretina! Le intimo, allora. Che vuoi che ti faccia una carpa indifesa seppur arcipanciuta e con una certa parlantina?
A causa del mio rimbrotto quella si calma un po’ ma continua a turarsi il naso con le mani.
Perché non ti sei ribellata?
Domanda, all’improvviso, la carpa fregandosene altamente della paura di cui è preda la pulzella col setaccio. Anzi, a dir la verità, fa anche la faccia incazzata e, scommetto, se avesse le dita gli punterebbe contro l’indice in segno d’accusa.
Anche tu? Esclamo. Ancora? La solita domanda! Prima il cane spelacchiato, poi la ranocchia saltellante adesso un pesce arcipanciuto?
E rivolto all’angioletto
Mmm… Non me la conti giusta, saltimbanco! Questo fatto mi puzza assai e certo non di pesce.
Io che c’entro? Risponde quello. Io sono solo la sua voce, traduco le parole.
Sarà! Commento ma non convinto.
E lui continua
Io non c’avrò capito niente ma a me pare che adesso quel pesce molto sapiente c’ha tutte le ragioni.
Tu taci! Non ho bisogno che difenda le mie ragioni.
Gli risponde la carpa in un modo assai sgarbato.
Scusa, scusa ma…
Per stavolta accetto le tue scuse ma adesso parlo io, quindi non mi scocciare. Allora?
La carpa torna a sollecitare una risposta da Teresa. Questa, sempre col naso turato, risponde
Perché mai avrei dovuto ribellarmi? A me piaceva quella vita, era la mia massima aspirazione. E anche i due ricconi ben vestiti, seppur non ricambiata come alla fine ho capito, io li ho tanto amati. Volevo essere come loro.
Ma pensa! Penso.
Adesso invece, continua Teresa, sono costretta a mischiarmi con tanta gente di bassa lega.
Oh puttanella, non ti permettere! Magari tu fossi come loro. Gli inveisce contro l’angelo custode non capendo che quegli epiteti erano soprattutto rivolti a loro. Che c’hai contro la gente normale? Riprende.
Puzza. Gli risponde Teresa. Di sudore, di cipolla, di formaggio andato a male… Puzza di vecchio e non la riesco a sopportare.
Ma senti questa! Dico rivolgendomi al mio compare.
E quella continua
Io voglio essere alla moda, ben vestita e profumata e a quella gente non ho niente da dire, tiè!
Avete capito la signorina?
Dice la carpa con la testa fuori dall’acqua.
Che sgualdrina!
E allora che facciamo? Chiede il saltimbanco.
Che vuoi fare? Gli rispondo.
Vediamo… La mandiamo in un campo di rieducazione?
Mmm… Forse stavolta hai ragione. Risponde la carpa dopo averci pensato un pò.
Dove? Campo di rieducazione? Vi siete impazziti? Ma che dite?
Mbèh, che c’è di strano? Mi dicono, stupiti delle mie parole, impegnandosi tutti e due in un falsetto.
Se è necessario… insistono.
Basta, io me ne vado, non vi reggo più. Allora dico. M’avete stancato con questi sterili discorsi. Sulla strada m’aspetta la mia due cavalli dagli occhi belli che, scommetto, sarà stata anche un po’ gelosa.
Dove vai? Teresa da lontano mi richiama.
Che te ne frega? Comunque, per tua conoscenza, vado al mare.
Al Mare?
Certo.
Portami con te.
Ma non devi cercare il tuo talento?
Si ma…
Intanto fa gli occhi languidi.
Non dicevi che con noi non ti volevi mischiare?
È vero ma…
E mi fa l’occhiolino malandrino.
Con me non attacca, Tesoro. Le rispondo.
Ma lei a quel punto si alza in verticale, si toglie la maglietta dalle maniche corte d’un colore che meglio la morte, mi mostra per benino le sue tette, mette una mano sul cuore e dice
Facciamo all’amore?
La carpa di fronte a tanto spettacolo si mette una pinna davanti agli occhi e, con un colpo di coda, s’immerge nell’acqua e se ne va da un’altra parte. A sua memoria rimane solamente una scia bianca che risale la corrente. Ed io
Con uno stronzo come me?
Rispondo a Teresa, con un pò di risentimento. E non aggiungendo altro, giro il culo per raggiungere l’autostrada dove mi aspetta la mia bella macchinetta. Quando…
Vengo io! Le grida l’angelo custode.
Ma guarda questo! Gli risponde Teresa che tutti chiamano Tesoro. E tu chi sei? Che vuoi? Chi ti ha interpellato? Credi che possa andare a letto con un buffone con le ali?
Carletto ci rimane, a dir poco, male e allora
Tu non sai chi sono io! Le urla contro.
Eeeh… Chi sarai mai? Con quella barba, con quei capelli lunghi che fanno schifo e quelle ridicole ali attaccate con lo spago mi sembri un uomo spuntato dai secoli passati.
E mbèh? Che c’è che non va?
Non voglio avere niente a che fare con te, io sono gggiovane e moderna, amo la velocità e davanti a me ho un futuro che sicuramente sarà radioso.
Allora l’Angelo, preso da un attacco di megalomania, stizzito, le risponde
Fai come ti pare, ma te ne accorgerai, io diventerò famoso e ribalterò il mondo con un dito, vedrai.
Chissenefrega!
Ah, si? Te ne pentirai.
Sei per caso uno stilita? No? Un capitano d’azienda? Un capitalista? E allora pussa via vecchio rincoglionito!
Il saltimbanco di nuovo ci rimane di merda e, senza dire una parola, si volta e mi segue nel cammino che mi porta dalla mia bella macchinetta. Teresa poi torna a guardarmi e mi grida dietro insulti ed improperi, s’agita, si sbraccia, fa il gesto dell’ombrello. E quando vede che non ottiene risultati, riprende il suo setaccio e si rimette a cercare nell’acqua bassa. Quando guardo dall’alto dell’autostrada, Teresa sta ancora cercando il suo talento tutta nuda in mezzo al fiume con l’acqua che le arriva alle ginocchia. Della carpa, in vero, non ho più notizie. Se ne sarà andata a rompere i coglioni a qualcun altro che lungo il fiume sta cercando col setaccio quello che ha perduto.